Andrè Dessoude - © gianniloralamia © Giletti s.p.a. - Tutti i diritti riservati - Photo DPPI

Quella giornata apocalittica, della storia che vi ho raccontato di quella tappa del 1999, é stata soprannominata “Il giorno delle 1000 forature”. Non si erano mai viste tante forature di pneumatici in un giorno solo.

In quell’anno, terminai la corsa 14° assoluto e vi assicuro che all’epoca una prestazione del genere (soprattutto per gli italiani e nella categoria auto assoluta) è stata un impresa storica. Considerando che si trattava di una delle Dakar in Africa e di una delle più difficili della storia, vorrei farvi notare due cose: la lista dei nomi delle prime 15 auto classificate. Tutti i mostri sacri erano presenti in quelle 15 auto, come potrete notare, dietro di me piloti come Luc Alphand che alcuni anni dopo vinse la Dakar nel 2006, Carlos Sousa il fortissimo pilota portoghese prima con Mitsubishi e poi con Volskwagen Motorsport. Seconda cosa (e non da meno) il numero di vetture all’arrivo. Parliamo di 40 auto su 88 partite da Granada il 1 di Gennaio 1999. Praticamente meno del 50%, giusto per far capire come funzionavano le cose!

Nelle Dakar in Africa, (quelle vere), funzionava in questo modo: i concorrenti di moto, auto e camion dovevano terminare la tappa del giorno mezz’ora prima della partenza del primo concorrente della prova successiva. Per chi arrivava oltre, veniva detto esplicitamente: “Ci dispiace, ma sei fuori corsa, speriamo tu riesca a riprovarci il prossimo anno”.

Proprio per questo nasceva questa ossessione di voler terminare quella corsa impossibile!

Crudele e spietata, come Thierry Sabine la voleva, oggi purtroppo chiunque può terminare la Dakar. Ti permettono addirittura di avere un camion di soccorso che ti ricupera, ti riporta al bivacco per poter ripartire il giorno dopo. Una cosa che trovo personalmente ridicola, lontana e completamente fuori dagli schemi, con i quali Thierry Sabine e la T.S.O. avevano creato la Paris-Dakar. Ma questo è un altro discorso.

Ritornando al 1999, all’arrivo a Dakar, subito dopo la serata delle premiazioni mi si avvicina Ullrich Brehmer il team manager di Mitsubishi Sonauto Ralliart. Mi fece i complimenti come molte altre persone…anzi per rifarmeli, perché l’aveva già fatto dopo il podio al Lago Rosa. Mi disse: “Vieni a trovarmi nei prossimi giorni, dove vuoi, a Parigi o a Pont de Vaux (La sede di SBM Compètition), ho in mente qualcosa per te!” Al che, mi girai verso il mio navigatore e gli chiesi se poteva darmi due schiaffi per capire se quello che stava succedendo era vero o se stavo sognando. Brehmer non aveva capito quello che avevo detto al mio navigatore in italiano, e dopo averglielo spiegato in inglese, mi sorrise e mi strinse la mano.

Ricordi che ancora oggi fanno tremare le gambe !

Questa prestazione inoltre è rimasta nella storia, perché proprio con quella sono diventato l’ultimo pilota italiano ad essersi piazzato più in alto in classifica generale alla Dakar dal 1999 fino ad oggi. Dopo 26 anni nessun altro pilota italiano è riuscito a migliorare questa prestazione. Miki Biasion ci è andato vicino; 15° assoluto nel 2003 con Mitsubishi. Ci ha provato poi Edi Orioli nel 2007 facendo 17° assoluto. Vista la situazione di oggi, purtroppo, non vedo grandi possibilitá di avere qualche Italiano che possa migliorarla in futuro!