A questo punto, con il mio navigatore Roberto di Persio, decidiamo di usare un’altra strategia: abbassiamo la pressione degli pneumatici Michelin Rally Raid RA2 fino a una pressione minima di 0,8 bar: al limite dell’impossibile. Iniziamo a seguire le tracce dei camion russi Kamaz che fungono da rullo compressore per noi, aprendoci la strada. La strategia funziona e riusciamo cosí, nonostante tutte le precauzioni possibili (in queste condizioni di pressione bassissima è facilissimo stallonare lo pneumatico dal cerchio; i nostri cerchi ruota OZ Racing non erano dotati di anello anti stallonamento, cosa che invece le Mitsubishi avevano) ad andare abbastanza forte e
cercare di perdere meno tempo possibile. Nel frattempo si sta facendo buio, ma dopo il controllo di passaggio le condizioni del terreno migliorano chilometro dopo chilometro. Gli ultimi chilometri della prova speciale sono fortunatamente su un percorso liscio ma pietroso scendendo dalla falaise fino a Tichit. Di conseguenza con le gomme quasi a terra le probabilità di forare sono veramente molto alte, quindi si cerca di guidare un po’ come sulle uova.
Raggiungiamo ormai a notte fonda Tichit, una piccola oasi sperduta nel nulla ai piedi di un gigantesca falaise. Un posto meraviglioso, misterioso e dimenticato dal tempo. Ci aspettano con ansia e preoccupazione al bivacco della Nissan, André Dessoude (il team manager) ed i meccanici. Fermiamo la macchina e dopo soli 10 minuti le gomme si raffreddano diventando completamente piatte, a terra. Racconto a tutti compresi i giornalisti presenti, come siamo riusciti a uscire dalla temibile e micidiale Nema-Tichit solamente con due ruote motrici. Tutti rimangono stupiti, senza parole, quasi nessuno ci crede.
Ma è la verità. Siamo riusciti ad uscire da una delle prove speciali più difficili della storia della Dakar solamente con due ruote motrici a disposizione e tutto senza prendere alcuna penalità oraria.
Alcune guide locali mauritane a supporto dei ricognitori del percorso dell’organizzazione T.S.O., che
conoscevano il percorso meglio delle loro tasche e presenti alla nostra spiegazione, stentano a credere all’accaduto e si complimentano con con noi. Un’impresa praticamente impossibile, con la fortuna che non ci ha abbandonati, anche perché nello stesso momento veniamo a sapere cosa è successo durante la tappa. Durante questa prova speciale vi era stato un assalto da parte di uomini armati legati ad Al Qaeda che volevano colpire la gara e che hanno sequestrato auto e camion a diversi concorrenti. L’assalto era avvenuto nell’ultimo villaggio prima di arrivare a Tichit, villaggio che noi abbiamo raggiunto a tarda notte ritardati dai problemi meccanici, evitando così una bruttissima sorpresa.
Alla Dakar l’imprevisto é sempre dietro l’angolo, bisogna essere sempre preparati a tutto. Quel giorno, che poteva trasformarsi in un disastro per noi, perdendo tutto quello che avevamo fatto fino a quel punto e ritrovarci in un batter d’occhio in fondo alla classifica generale, la fortuna ha fatto un grande sforzo per essere dalla nostra parte. Chiudiamo la speciale si con qualche ora di ritardo in 34a posizione ma senza eccessive perdite di tempo e soprattutto senza essere stati penalizzati, mantenendo cosí la 15a posizione nella classifica generale. Non male dopo aver rischiato di perdere veramente tutto. Al bivacco di Tichit il giorno successivo, prima della partenza della speciale, la tredicesima da Tichit ad Atar ringrazio infinitamente Micky Biasion, Tiziano Siviero e Livio Diamante, apprezzando quel loro grande gesto. Sapendo che avevano perso del tempo prezioso fermandosi ad aiutarmi, Micky (Biasion) mi dice sorridendo: “Ricordati Gianni che mi devi un fanalino posteriore del mio Iveco” . Infatti nella fretta il mio navigatore agganciando la cinghia di traino al camion di Micky, l’aveva fatta passare intorno al fanalino posteriore che fu strappato quando la cinghia entró in tensione!
Se alla Granada-Dakar 1999, abbiamo ottenuto un risultato finale assoluto di prestigio, che ancora oggi dopo 26 anni, nessun pilota italiano é mai riuscito a migliorare nella categoria auto, lo devo in parte all’equipaggio del Man 6×6 KE1 addetto al trasporto del kerosene per gli elicotteri. Ma soprattutto lo devo al 2 volte campione del mondo Rally Micky Biasion, che con il suo storico navigatore Tiziano Siviero ed il meccanico Livio Diamante senza esitare non mi hanno lasciato da solo in quella trappola infernale. Un grande gesto di sportivitá, che ancora oggi voglio ringraziare infinitamente. Quel giorno la strada per Dakar era ancora lunga e piena di sorprese, ma noi eravamo sempre più determinati a fare meglio ed entrare nella leggenda!
Un racconto di Gianni Lora Lamia. Tutti i diritti riservati.
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